“OGNI GIORNO OLTRE 200 MORTI DA CANCRO PER FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI”
Investimenti in prevenzione, ‘patient-reported outcomes’, qualità di vita del malato oncologico e appropriatezza sono stati alcuni dei temi ieri al centro della conferenza stampa
Nel nostro Paese oltre il 45% delle morti per tumore è attribuibile a fattori di rischio modificabili, sia comportamentali, cioè stili di vita scorretti, che ambientali. Si tratta di circa 80.000 dei 180.000 decessi annuali stimati per cancro, pari a più di 200 morti al giorno. Ma l’Italia investe ancora troppo poco in prevenzione, solo il 6,8% della spesa sanitaria totale (pari a 7,19 miliardi di euro nel 2021), una cifra inferiore alla media (7,1%) dei Paesi dell’Unione Europea più il Regno Unito (EU27+UK). In particolare, l’Italia (con il 6,8%) è ottava dopo Regno Unito (12,5%), Austria (10,3%), Paesi Bassi (9,6%), Danimarca (8,9%), Estonia (8,3%), Repubblica Ceca (8,1%) e Ungheria (7,6%).
Con la presentazione di questi dati è iniziata ieri la prima conferenza stampa ufficiale del Congresso alla quale hanno partecipato i vertici di AIOM. “È importante che l’Italia recuperi quanto prima questo gap negativo, per continuare a garantire la qualità delle cure e la sostenibilità del servizio sanitario - ha spiegato Francesco Perrone, Presidente AIOM -. L’oncologia italiana chiede più risorse alle Istituzioni anche per rispondere alla domanda di assistenza, che è in continua crescita. In contesti organizzativi spesso complessi, va evidenziata la capacità di resilienza dell’oncologia italiana, che riesce a svolgere un eccellente lavoro sia in termini di assistenza che di ricerca, come dimostrano le collaborazioni strutturate con società scientifiche internazionali, come quella americana (ASCO) ed europea (ESMO)”.
“AIOM - ha affermato Massimo Di Maio, Presidente Eletto AIOM - ha svolto un ruolo di primo piano nella definizione delle Linee Guida ESMO sui PRO, i ‘patient-reported outcomes’, cioè l’insieme dei sintomi che misurano la qualità di vita dei pazienti durante un trattamento, per valutarne l’impatto. Non sostituiscono le informazioni del medico, ma sono molto importanti perché aggiungono i dati riferiti direttamente dai pazienti, senza alcun filtro, ampliando le conoscenze sul valore della terapia. I PRO possono favorire il ‘patient empowerment’, perché consentono al paziente di esprimersi in autonomia, facendo emergere anche effetti collaterali caratterizzati da una forte componente soggettiva. Inoltre in un sistema assistenziale come quello italiano caratterizzato da un forte squilibrio fra le forze in campo e la domanda di assistenza, i PRO possono diventare uno strumento di ‘doctor empowerment’ perché, se riusciamo a utilizzarli in maniera sistematica, miglioreremo la qualità del nostro lavoro, grazie a una più attenta valutazione dei bisogni dei pazienti, ad esempio ricorrendo a interventi di supporto che, in un’ottica di cure simultanee, si affiancano alle terapie specifiche contro il cancro. Ad oggi, però, pochi ospedali adottano misure di monitoraggio sistematico dei sintomi da parte dei pazienti. È importante investire nel monitoraggio dei PRO, che non si traduce in un aumento dei carichi di lavoro, ma migliora la gestione dei pazienti”.
“È necessario agire anche su altri strumenti, che possano migliorare la qualità di vita delle persone colpite dal cancro - ha sottolineato Saverio Cinieri, Presidente di Fondazione AIOM -. Le criticità riguardano in particolare l’assistenza psiconcologica, perché ancora troppo pochi centri hanno uno psicologo dedicato all’oncologia, e l’assistenza domiciliare oncologica, disponibile soltanto nel 69% delle strutture. Questi problemi possono essere affrontati con la reale istituzione delle Reti oncologiche regionali, attive solo in alcune Regioni, che consentirà di migliorare i livelli di appropriatezza e di risparmiare risorse, da utilizzare anche per velocizzare l’accesso ai farmaci innovativi. I pazienti oncologici del nostro Paese devono aspettare ancora quasi 14 mesi per accedere ai trattamenti anticancro innovativi, rispetto, ad esempio, ai 3 mesi della Germania”. “Sul fronte dell’appropriatezza - ha sottolineato Angela Toss, coordinatrice Working Group AIOM Giovani -, AIOM mette in campo molti strumenti: dal Libro Bianco dell’Oncologia Italiana, alle Linee Guida per garantire percorsi diagnostici e terapeutici uniformi su tutto il territorio, ai controlli di qualità nazionali per i test bio-molecolari, alle Raccomandazioni sull’uso della vaccinazione anti influenzale, anti pneumococcica e anti SARS-CoV-2 nei pazienti con neoplasia solida, fino al volume sui ‘Numeri del cancro in Italia’. AIOM ha anche intrapreso un percorso di particolare attenzione a gruppi di pazienti che, per vari motivi, affrontano difficoltà nell’accesso alle cure oncologiche. È il caso delle persone transgender, degli immigrati, dei detenuti e delle popolazioni che vivono in zone di guerra. Gli under 40 rappresentano più della metà di tutti i soci AIOM e sono particolarmente sensibili anche agli aspetti etici e sociali della professione”.