LE TERAPIE PER IL CARCINOMA MAMMARIO: TRA DE-ESCALATION E OTTIMIZZAZIONE
In Auditorium nella Sessione Educazionale Mammella si è discusso di razionalizzazione degli algoritmi di trattamento
Si è svolta ieri presso l’Auditorium la sessione educazionale dedicata alle neoplasie della mammella, nella quale i maggiori esperti nazionali hanno discusso in merito all’ottimizzazione terapeutica, un hot topic sempre più rilevante nella pratica clinica.
La prima parte della sessione, moderata da Giuseppe Curigliano e Saverio Cinieri, si è focalizzata sulle possibili strategie di de-escalation nella malattia in stadio precoce, ponendo il dubbio amletico “to treat or not to treat”. In apertura, Icro Meattini ha tracciato un riassunto dell’evoluzione della radioterapia post-operatoria, evidenziando l’applicabilità di strategie quali l’ipofrazionamento e la partial breast irradiation, che non risultano gravate da significativi effetti detrimentali in termini di efficacia e di tossicità acuta e cronica. Risulta fondamentale identificare accuratamente le pazienti che possono beneficiarsi maggiormente di tali approcci, come pure di un’omissione del boost radioterapico: tale scelta, in futuro, si baserà non solo sull’età, ma anche su fattori biologici associati alla neoplasia. A seguire, si è parlato di possibile riduzione della terapia medica. Carmen Criscitiello ha presentato le strategie applicabili e le evidenze a supporto nei setting HER2 positivo (HER2+) e triplo negativo (TNBC); nel corso della sua presentazione, è stato sottolineato come la scelta di tali approcci debba essere valutata integrando caratteristiche clinico-patologiche e molecolari della malattia. In questo contesto, si stanno accumulando evidenze riguardo al potenziale ruolo predittivo aggiuntivo della valutazione radio-metabolica con PET/TC e di fattori molecolari, come i linfociti infiltranti il tumore (TILs). Lorenzo Gerratana si è invece focalizzato sulla patologia luminale (HR+/HER2-), discutendo il ruolo dei test genomici come guida alla de-escalation della chemioterapia nel setting adiuvante. Il risultato, tuttavia, deve essere contestualizzato sulle caratteristiche della singola paziente; in questo senso, la definizione dello stato menopausale potrebbe essere raffinata dalla valutazione degli indici di riserva ovarica, come ad esempio AMH. L’integrazione di fattori prognostici impattanti quali grado tumorale e stadio è, inoltre, indispensabile per un inquadramento ottimale del rischio definito con firma genomica. Si è posto l’accento anche sul monitoraggio della malattia minima residua, non solo in termini di DNA tumorale (ctDNA) ma anche di cellule tumorali circolanti: alcune analisi traslazionali suggeriscono che la loro integrazione possa rivelarsi utile per discernere adeguatamente la tumor dormancy.
Nella seconda parte della sessione, moderata da Lucia Del Mastro e Michelino De Laurentiis, si è parlato di razionalizzazione e ottimizzazione degli algoritmi terapeutici nel setting avanzato. Paolo Vigneri ha illustrato l’importanza della determinazione di PD-L1 e della ricerca di varianti patogeniche germinali di BRCA1/2 per individuare le pazienti con TNBC che possono beneficiarsi di un trattamento di prima linea con combinazioni immuno-chemioterapiche o con i PARP inibitori. È stato evidenziato, inoltre, il ruolo crescente degli antibody-drug conjugates sacituzumab govitecan e trastuzumab deruxtecan come opzioni terapeutiche successive. A seguire, Nicla La Verde ha ripercorso le principali strategie nel setting HER2+, con un focus particolare sulle pazienti long responders alla prima linea con taxano e doppio blocco anti-HER2, per le quali sono in corso studi guidati dalla valutazione del ctDNA per stabilire l’opportunità di sospensione del trattamento. Nel contesto delle linee successive, si sono considerate attentamente le opzioni per le pazienti con metastasi cerebrali, alla luce anche dei dati recenti dello studio DESTINY-Breast12. Infine, Alessandra Fabi ha illustrato la crescente complessità della malattia metastatica HR+/HER2-: a fronte di una prima linea ben consolidata, le opzioni immediatamente successive sono sempre più guidate dall’analisi di biomarcatori e nuovi farmaci a bersaglio molecolare sono in valutazione per essere integrati nell’algoritmo di trattamento. La relatrice, pertanto, ha fortemente rimarcato la necessità di testare le pazienti per biomarcatori tissutali e plasmatici, al fine di definire nel modo più completo e accurato possibile la sequenza terapeutica ideale per ciascuna di esse.
Brenno Pastò